mercoledì 27 febbraio 2013

RAGGIUNTO L’OBIETTIVO: ABBATTUTO IL “TOTEM”


Grazie. Un grazie lungo quanto tutta la nostra Puglia. Perché il risultato ottenuto dal Pdl alle urne, al di là dei critici tour court che ci davano spacciati, è un qualcosa di eccezionale. A cui va dato merito, in primis al carisma di Silvio Berlusconi che ci ha creduto prima di tutti e contro tutti i pronostici. Grazie ai territori per l’impegno instancabile di volontari e militanti. Grazie ai dirigenti locali, come Raffaele Fitto, Antonio Distato, Luigi d’Ambrosio Lettieri.

Ma soprattutto grazie a voi: amici, conoscenti, vicini di casa, popolo dei social network che ci avete sostenuto senza un solo attimo di esitazione. E che con la vostra energia avete reso materialmente possibile questa rimonta che rimarrà nella storia del nostro Paese. Dimostrando che la rete non è solo ad appannaggio esclusivo di Grillo e dei suoi cinque stelle. Qualcuno osserva che il Pdl rispetto al 2008 ha perso molti voti, ma lo stesso qualcuno dimentica che dall’altro lato della barricata il Pd ne ha persi circa quattro milioni di voti. E dunque è il vero sconfitto, come lo stesso direttore di Repubblica ricorda nel fondo di oggi. Voti che non sono stati surrogati dall’alleato Vendola. Ecco il vero flop di queste politiche. Ecco il totem che il Pdl nella nostra Puglia ha abbattuto come una tromba d’aria su uno spaventapasseri.

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martedì 26 febbraio 2013

IN PUGLIA IL PDL RINGRAZIA NICHI


Nel nettissimo successo del centro-destra e del PDL nella nostra Regione indubbiamente il ruolo principale è stato svolto dal traino inesauribile del nostro Presidente, dalla mobilitazione generosa dei nostri militanti e dalla saggezza antica del nostro Popolo, che ha confermato contro ogni previsione la sua collocazione politica naturale. A loro va il ringraziamento del PDL pugliese, fiero di avere conseguito uno dei migliori risultati in assoluto tra tutte le Regioni italiane. 
Ma non c’è dubbio che una buona mano ce l’abbiano anche data Vendola ed i suoi alleati, che hanno rappresentato una Puglia tanto luccicante quanto inesistente, a fronte di una condizione di degrado e di abbandono di cui i Pugliesi pagano il prezzo sulla  loro pelle e sono pertanto sempre più amaramente consapevoli, in termini tanto di lavoro quanto di servizi socio-ospedalieri ossia proprio sui fronti su cui più forte dovrebbe essere l’impegno di una sinistra di governo. 

Oggi l’esecutivo regionale, che avventatamente si aspettava una sorta di apoteosi popolare tant’è che era confluito baldanzosamente in massa nelle liste di riferimento, è invece ampiamente delegittimato da quello che non può non essere letto, con il Governatore e tanti Assessori in ballo, come un solenne voto di sfiducia. 
Credo che sarebbe saggio e doveroso prenderne atto e restituire al Popolo pugliese un mandato che le urne hanno tanto clamorosamente revocato.

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lunedì 25 febbraio 2013

Il PdL della Puglia primo partito d’Italia al Senato. Nella Bat le percentuali più alte


I risultati conseguiti dal PdL in Puglia sono i migliori d’Italia e quelli del Pdl nella Bat i migliori della Puglia. Non posso che essere orgoglioso di questo risultato eccezionale, di cui va dato merito certamente a tutti i nostri candidati, ma soprattutto al Presidente Berlusconi e a Raffaele Fitto. Il Pdl della Puglia al momento al Senato è il primo partito d’Italia con oltre il 30% dei consensi. Falliti tutti i tentativi di farci apparire un partito di plastica e, soprattutto, annullato dall’intelligenza dei pugliesi il gravissimo intervento della Magistratura barese che, in piena campagna elettorale e a dispetto anche delle indicazioni del Csm, ha tentato di minare la fiducia dei cittadini in Raffaele Fitto che, invece, si conferma un leader ed un vincitore. Il risultato pugliese dimostra che siamo e ci confermiamo il primo partito della Puglia. Questo ci inorgoglisce e ci fa sentire forte la responsabilità anche di riprenderci il Governo della Regione Puglia. 

Nella provincia di Barletta Andria Trani il Popolo della Libertà sfiora addirittura il 35% al Senato, la percentuale di gran lunga più alta in Puglia e tra le più alte nel nostro Paese. Cifre lusinghiere e molto significative che dimostrano come il Pdl sia un partito forte e radicato sul territorio, espressione di una classe dirigente seria ed affidabile che negli anni ha saputo ben operare e guadagnarsi la fiducia degli elettori.

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mercoledì 20 febbraio 2013

SFOGLIATE IL MIO GIORNALE ELETTORALE


Un giornale per raccontare la mia passione, le mie idee e quello che vorrei fare ancora per la mia Puglia. In tutta franchezza e con la passione di sempre. (Sfoglialo qui).

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GLI INDECISI? VICINI AL PDL



La Puglia darà grandi soddisfazioni a Berlusconi e al Pdl, i nostri sondaggi dicono che qui c’è il PdL più forte d’Italia. Questa Regione sarà determinante per il successo al Senato e anche alla Camera. Siamo convinti che questo derivi da una forte leadership, come quella di Raffaele Fitto, ed una presenza sul territorio che ha sempre saputo ben operare. Le significative parole di Angelino Alfano, segretario del Popolo della Libertà, durante il suo tour di ieri a Foggia, Barletta, Bari e Taranto, hanno infiammato il centrodestra pugliese. Il PdL in Puglia può contare su una classe dirigente seria e competente. Le nostre liste sono composte da candidati veri, solo pugliesi, non calati dall’alto. Essi rappresentano il radicamento sul territorio che, unito all’esperienza e alla dimostrata capacità di gestione dei problemi dei cittadini, dà forza al Partito.

Dopo la visita di Berlusconi, che ha mobilitato una folla senza precedenti  l’entusiasmo con il quale è stato accolto Alfano dimostra ulteriormente che la rimonta, sempre più inarrestabile, si può tramutare presto in sorpasso definitivo. Più andiamo avanti e più cresce la fiducia degli elettori verso il centrodestra, soprattutto da parte del popolo degli indecisi che gradatamente si sta orientando verso il PdL. E non potrebbe essere altrimenti considerato che la politica dissennata del Governo Monti ha fatto sì che oggi in Italia ci fosse più rassegnazione che voglia di intraprendere, più paura di affrontare il futuro che la voglia e il coraggio di rispondere alle sfide imposte dal futuro. Dopo i disastri compiuti nell’ultimo anno, oggi Monti è solo uno strumento indiretto per votare il centrosinistra, con il pericolo che si formi un altro carrozzone come quello di Prodi nel 2006, che comprende forze che cozzano tremendamente tra loro, da Fli a Vendola passando per Casini.

Angelino Alfano ieri si è fermato anche a Bisceglie, per incontrare la classe dirigente di centrodestra della provincia di Barletta Andria Trani. È stato un bel momento di condivisione con il Presidente Ventola, gli assessori, i consiglieri e i sindaci del territorio. Insieme abbiamo preparato lo sprint finale, forti di una grande certezza, la vittoria è sempre più vicina!

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lunedì 18 febbraio 2013

UN CONFRONTO TV BIPOLARE: IL RESTO E'SOLO FUFFA



Issare la bandiera, politica e mentale, del bipolarismo non significa ostinarsi a non voler tentare altre strade alternative. Solo posizionarsi sui binari che le altre democrazie mature e civili utilizzano. E l'occasione del dibattito televisivo richiesto dal professor Monti è indicativo proprio per sottolineare questo aspetto. Chi critica la replica di Berlusconi, che ha chiesto un faccia a faccia con Bersani e solo con lui, non ha compreso la direzione di marcia "bipolare", in chiave di utilità reale. Nessuno fraintenda, qui non c'è in gioco il minuto e mezzo concesso a questo o a quel leader, piccolo o grande che sia, ci mancherebbe. Bensì una visione più globale del progetto Italia. Il voto utile, come lo stesso Cavaliere ripete da tempo, è volto alla creazione di una maggioranza che assicuri governabilità e stabilità al Paese. Ecco il riverbero "catodico". Nulla di più.

Un confronto televisivo all'americana deve essere di stampo bipolare, in quanto è l'unico orizzonte capace di contrastare la balcanizzazione di voti e proposte: il caos partitico e politico da impedire con tutte le energie di cui si dispone. Mescolare torbidamente le acque, tirando ad esempio in ballo il diritto di esporre il proprio programma, è fuorviante dal momento che così facendo (e la sinistra in questo è maestra) si perderebbe di vista l'obiettivo principe, in un momento estremamente critico per il paese e per l'eurozona. Occorre stabilità e certezza di dove quel voto vada a finire. Per questo, a fronte della richiesta del professor Monti, che non perde occasione per punzecchiare (ma solo da questa parte della barricata), non si può che replicare con un confronto tv bipolare, che offra ai cittadini una scelta netta e reale. Non l'ennesimo escamotage del centrino, che è sinonimo di instabilità e anche di presa in giro.

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venerdì 15 febbraio 2013

VANNO TUTTI DIETRO AL CAV.



Annunciano, escludono, smentiscono, precisano, ribattono, sottolineano, cancellano. Sono i verbi dei candidati di sinistra e del centrino alle prossime elezioni, che stanno progressivamente prendendo atto di una realtà comunicativa precisa. Sia Monti che Bersani tarano i rispettivi annunci sul canovaccio di Silvio Berlusconi. E lo dimostrano le recenti prese di posizione su Imu e tasse. Il premier uscente, in occasione della conferenza stampa di fine anno, aveva chiaramente detto che se qualcuno avesse solo tentato di eliminare l'Imu in seguito ci sarebbe stata la necessità di raddoppiarla. Oggi invece ammette di essere pronto a ridurla. 
Il leader dei democratici addirittura non compone una proposta d'insieme sui temi economici e fiscali, ma procede a spezzoni e per la prima volta promette di voler abbassare l'Imu. Anche se, di fatto, mentre con una mano annuncia uno "sconto" con l'altra è già pronto a virate antiliberali come la patrimoniale e un regime di polizia tributaria. 

Ecco che, al netto di queste due direzioni di marcia, si fa sempre più evidente che Monti e Bersani non hanno una precisa idea di come far evolvere il Paese senza pesare su famiglie e imprese, già gravate dalla crisi. Ma giocano a inseguire Berlusconi sui temi che lui per primo ha posto in testa alla rimonta straordinaria che il Pdl sta compiendo. Motivo in più per certificare come, sinistra e centrino, altro no fanno che andare dietro al Cav. E soprattutto non hanno nulla di nuovo da offrire al Paese.

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mercoledì 13 febbraio 2013

GRANDE ENTUSIASMO A BARI PER BERLUSCONI

Il bagno di folla e l’enorme entusiasmo di oggi dimostrano, qualora ce ne fosse il bisogno, che la gente crede nel PdL e che la vittoria è alla nostra portata. Berlusconi ci sta facendo recuperare molti punti rispetto al centrosinistra e più andiamo avanti più il margine si riduce sensibilmente.

Gli italiani hanno capito di non potersi fidare dell’inciucio Bersani-Monti che, complici le palesi incompatibilità tra i centristi e Vendola, partorirebbe un altro governo fallimentare come quello di Prodi e dell’Unione.
L’impegno oggi rappresenta inoltre la premessa per ridare alla nostra regione la sua vera anima, che è sempre stata di centrodestra e che pure è costretta a patire il malgoverno di una sinistra incapace, guidata da un presidente che da anni ha abbandonato la sua terra per inseguire le proprie ambizioni politiche.

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martedì 12 febbraio 2013

QUEL VIRUS CHE INFETTA E AMMALA



Beppe Grillo in prima pagina sul Wall Street Journal annuncia: «Ci stiamo sviluppando come un virus». Il populista e demagogico leader del Movimento 5 Stelle sceglie la metafora medica per descrivere i riverberi politici della sua attività. Dimenticando che in medicina il virus non è sinonimo di buona salute o di guarigione, tutt'altro. Esso si incunea negli organismi e li distrugge, né si limita a debellare il marcio o ciò che non funziona, ma investe tutto e tutti. Con il solo risultato del nulla. Ecco il virus dell'antipolitica proposta dal comico genovese, che promette irresponsabilmente il reddito di cittadinanza di cui non ha la minima cognizione, non immaginando nemmeno dove poter recuperare la copertura finanziaria. 

Oppure urla genericamente da piazze e palchi alludendo ad una fantomatica ripresa industriale senza gli strumenti per entrare nel merito di come si fa pil, o come si evita che le piccole e medie imprese vengano strozzate dal difficile accesso al credito. 
Con la piazza non si governa, la piazza è luogo di ascolto e dibattito. Ma pretendere che un gruppo di imbonitori abbia la bacchetta magica per far uscire il Paese dalle sabbie mobili della crisi è da ingenui. Soprattutto se quell'imbonitore e il suo guru promettono di essere come un virus. In questo caso letale.

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lunedì 11 febbraio 2013

DAL PAPA SCELTA DOLOROSA MA DA RISPETTARE



L’annunciata rinuncia di Benedetto XVI al pontificato mi scuote molto. Una scelta del genere merita solo rispetto e, nel suo indicare la profonda abnegazione del Santo Padre al suo ruolo di guida della Chiesa universale, ammirazione assoluta nella consapevolezza che questo grande Papa, pur lasciando il proscenio, continuerà a dare uno straordinario contributo umano e intellettuale a tutto il mondo.

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SOLO UN CENTRINO



«Non siamo la vostra stampella» tuona il leader dell'Udc Pierferdinando Casini ai democratici. Lamentando il fatto che non dovrebbe essere messa in discussione l'aderenza a un'agenda riformista e di stampo europeo. Certo, il riferimento palese è alla deriva "a gauche" imboccata da Bersani, con quel patto di ferro siglato con il Sel di Vendola. Ma se da un lato appare evidente l'incompatibilità di un simile blocco ideologico e partitico perché agli antipodi dell'europeismo e del liberalismo, dall'altro non si può evitare di certificare, una volta di più, la presenza di un centrino. Tale anche in molte realtà locali, come in Puglia. Ovvero il reale peso specifico di una coalizione che semplicemente rischia di far saltare il banco, di non garantire la governabilità a un Paese che ha mille criticità da affrontare analiticamente e con proposte che entrino nel merito. 

L'opzione del pareggio al Senato, e come osserva oggi sul Sole 24 Ore Lina Palmerini lo spettro di un voto bis, è figlio di un errore madornale in sede di proposta politica. Lo scenario è già di per sè complesso, a causa dello scompaginatore Grillo, del dissolvimento della proposta renziana, annegata nella nomenclatura del Pd. Per cui tutto occorre al Paese oggi meno che altra destabilizzazione. Motivo in più per guardare nel centrodestra, all'unico vettore che garantisce equilibrio e certezza di portare a termine la legislatura. Molti lo dimenticano: ma il governo Berlusconi nato nel 2001, il cinquantasettesimo della Repubblica Italiana, è stato il più longevo della storia. I ribaltoni li lasciamo alla gauche.

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sabato 9 febbraio 2013

GIORNATA DEL RICORDO, CONTRO L'ODIO RAZZIALE



Uno dei motivi di maggiore orgoglio e soddisfazione della mia attività di parlamentare è aver contribuito all’approvazione di leggi incentrate sulla memoria di pagine drammatiche della nostra storia che non devono mai più ripetersi. È il caso della Giornata del Ricordo, dedicata alla commemorazione delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Migliaia di italiani innocenti, indipendentemente da età, sesso e credo politico, furono infoibati dai titini secondo la cieca e folle logica della pulizia etnica.

Le foibe, per orrore e crudeltà, possono rappresentare la nostra Shoah. Bari e la Puglia accolsero migliaia di istriani, fiumani e dalmati in fuga dalla loro terra per scampare ad una morte certa. Per anni la strage dei nostri connazionali è stata colpevolmente dimenticata o sottaciuta. Oggi ricordare è un dovere, così come è importante spiegare ai più giovani quello che è accaduto. L’odio razziale è una follia che purtroppo non appartiene solo alla storia e non è mai stato sconfitto definitivamente. Esso va combattuto seminando la cultura del rispetto e del dialogo. In questo i giovani devono avere un ruolo determinante, il futuro è nelle loro mani. 

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IL CENTRO? PER PINUCCIO SOLO UNA ZATTERA



Quattordici anni fa scomparve uno dei protagonisti della politica pugliese e italiana. Come filo conduttore di questa manifestazione abbiamo scelto una sua frase che, seppur scritta negli anni Ottanta, è ancora, purtroppo, pienamente attuale: "Destra e sinistra sono due alternative, sono due valori alternativi, il centro non è un valore. È una zattera, è un traghetto che va dalla riva destra a quella sinistra, ospita passeggeri quando una delle due rive è debole, rimane senza passeggeri quando tutte e due le rive sono forti". 
Se oggi Tatarella potesse essere qui tra noi, vedrebbe quello che era il suo sogno realizzato nel PdL, in un centrodestra che vince e che sa governare.

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venerdì 8 febbraio 2013

I SONDAGGI CONFERMANO: SIAMO IN RIMONTA



Al di là di percentuali "ballerine" tra i sondaggi di Piepoli o di Mannheimer, il dato politico a due settimane dal voto è uno: il centrodestra ha innestato la marcia giusta e sta procedendo ad una rimonta insperata. Gli ultimi dati che possono essere divulgati concordano sulla nuova linfa che l'intera coalizione ha, grazie allo straordinario lavoro comunicativo di Silvio Berlusconi. Spiegare al paese cosa fare e come farlo, entrare nel merito delle proposte, avanzare un'idea per combattere la crisi con nuovi mezzi che non siano gli stessi di ieri. Ecco il jolly che, ci auguriamo, possa risultare vincente.

Secondo i numeri di Nicola Piepoli (intervistato oggi dalla Stampa) "gli indecisi non esistono" e indica il centrodestra "stabile, attorno al 32%", mentre il centrosinistra si attesta "attorno al 36%". Distanza ridotta a metà invece secondo l'Atlante politico di Demos, che individua la forbice tra i due schieramenti a 5 punti e mezzo. Se si pensa che solo dieci giorni fa i punti erano più o meno 10, si ha la reale fotografia del momento e si comprende quale sforzo il Pdl abbia fatto per colmare quel gap.

Invece secondo il sondaggio di Renato Mannheimer, riportato dal Corriere della Sera, le proposte di Berlusconi hanno un peso specifico decisivo. Il pensiero corre subito alla restituzione del'Imu che avrebbe permesso agli azzurri di superare "nettamente la soglia psicologica del 20%". E offre i suoi numeri: centrodestra in risalita al 29,7% e un centrosinistra fermo al 37,2%. 

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giovedì 7 febbraio 2013

A SINISTRA SOLO REBUS, NOI INVECE DIAMO CERTEZZE


Il ritornello di sempre. Il rischio di una balcanizzazione deleteria e pericolosissima per la tenuta dell'Italia, come accaduto già con Prodi nel 2008. I tormenti del centrosinistra non solo rischiano di esporre il paese ad ulteriore incertezza, ma alimentano la consapevolezza di sempre. A sinistra non c'è unità, non vi è un disegno d'insieme che lavori per un obiettivo comune. Bensì solo una miriade di piccoli feudatari, ognuno con il proprio pezzo di elettorato da accontentare e da seguire che, proprio in virtù di questa peculiarità, si sfalda un attimo dopo. Non un alleanza, non una squadra così come servirebbe in questo momento delicatissimo al nostro Paese. Ma un'armata bracalone.

Persino Il Fatto Quotidiano lo certifica, osservando oggi che "Monti ricatta Bersani, non vuole Vendola". Ecco il disegno di sempre. Il 65% degli italiani non sono di sinistra: sarebbe sufficiente che scegliessero la serietà di un partito che non cambia posizione e valori. Proprio vero: a sinistra solo rebus, noi invece diamo certezze. #votapdlperlitalia

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BARI RICORDA PINUCCIO TATARELLA


Ricordare Pinuccio Tatarella, grande Uomo e grande Politico, a quattordici anni dalla sua scomparsa. Sarà dedicata a questo la manifestazione che si terrà venerdì 8 febbraio, alle ore 18.30, a Villa Romanazzi Carducci, a Bari. Parteciperanno Angiola Filipponio Tatarella, vedova di Pinuccio e già deputato del PdL, Maurizio Gasparri, Presidente del gruppo parlamentare del PdL al Senato, Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari Regionali nell’ultimo Governo Berlusconi, e ci sarò anch'io in qualità di Coordinatore regionale del PdL.

Il ricordo di Pinuccio, mio maestro di politica, rimarrà indelebile. Il suo sogno era un soggetto politico che unisse il sessantacinque per cento degli italiani non di sinistra. Una casa comune delle forze modernizzatrici e riformiste che sintetizzasse le idee e la cultura di centrodestra. Quel sogno si è avverato nel 2008 con la costituzione del Popolo della Libertà. Sarà l’occasione per ricordare e raccontare ai più giovani chi era Pinuccio, il ‘ministro dell’armonia’, un uomo coraggioso che sfidò i poteri forti, un politico lungimirante e prima di tutto un grande amico di cui, a quattordici anni dalla scomparsa, si sente la mancanza.

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mercoledì 6 febbraio 2013

PER UNA SECONDA GIOVINEZZA DELL'UE

Quando i padri fondatori immaginavano come sarebbe stata cinquant'anni dopo l'Unione europea mai si sarebbero aspettati così tante difficoltà. O di doversi confrontare con le macerie presenti purtroppo oggi. Dove la contingenza della spirale economica rischia seriamente di mettere a repentaglio quegli spunti ideali di mezzo secolo fa e soprattutto gli sforzi comuni volti all'unione.

Per questo accanto ad una direzione di marcia che prende il nome di austerità non si può non prevedere un vivace regime di ripresa. Che rappresenti uno stimolo agli stati membri, che se da un lato chieda loro risorse in chiave spending review dall'altro sia funzionale al benessere generale e complessivo. Il pensiero corre alle pmi, alle risorse italiane nei settori strategici come il tessile, l'artigianato. Lo scoglio in questa fase è anche essenzialmente di natura valoriale. Urge compiere una vera e propria manovra a tenaglia per ottenere il superamento di una politica europea di sola austerità. Ma che sia affiancata da una scala di priorità su cui costruire una seconda giovinezza per l'Unione europea.

Quando Winston Churchill invocò la creazione degli "Stati Uniti d'Europa", era perché immediatamente dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale stava maturando la consapevolezza che solo attraverso la strutturazione di un'Europa unita, potesse essere garantita la pace. Ecco che oggi dunque ci troviamo dinanzi a un bivio: o far evolvere quel senso europeo con una serie di riforme radicali, o assistere passivamente al suo dissolvimento. Un interessante punto di partenza potrebbe essere rappresentato dalle “altre” unioni: accanto a quella monetaria, spingere con decisione verso quella politica, economica, bancaria, fiscale, sociale. Il pensiero corre subito alla Bce, a cui attribuire un compito di “ombrello” comunitario sulla scorta del ruolo svolto negli Stati Uniti dalla Federal Reserve. All'elezione diretta del presidente della Commissione Europea, alla centralità dell'Italia nel contesto non solo dell'Alleanza atlantica ma sfruttando le peculiarità in chiave euromediterranea, grazie a una posizione geografica invidiabile. Senza dimenticare la “comunione” anche del debito. L'Europa funzionerà se non vi saranno né asini né primi della classe. Ecco la strada da seguire.

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OSSIGENO ALLE IMPRESE, PARTIAMO DAL SUD

I suicidi da crisi di alcuni imprenditori (non solo nel nord est del Paese) devono far riflettere la politica del fare. Affinché il tema della ripresa sia prepotentemente presente non solo nei programmi ma nelle azioni tangibili occorre uno scatto in avanti, ponderato ma deciso. Da sempre il Pdl è particolarmente sensibile alle istanze delle pmi, non fosse altro perché rappresentano la stragrande maggioranza del “carburante” italiano, propellente indispensabile per far marciare il pil su binari europei. Una delle future direttrici di marcia potrebbe essere quella di concentrare proposte e spunti nel raccordo tra imprese e opere con una ricaduta chirurgica sui territori. Come prevedere degli incentivi legati alle opere realizzate nel meridione, prediligendo quelle imprese che assumono trentenni, anche con contratti “a ricaduta” futura. Il riferimento è a commesse pluriennali, che siano il traino per una rete di riprese più generalizzate. Che non sviliscano l'opera in questione a un fattore di natura episodica, ma colgano quell'occasione per estenderne i benefici.

In questo sarà necessario fare squadra anche con la compagine azzurra in Europa, al fine di utilizzare tutti i fondi comunitari disponibili potendo contare sul Piano di Azione e Coesione. In questo modo si taglierà anche il traguardo dell'eliminazione degli sprechi e delle risorse inutilizzate. Magari prevedendo, così come si legge nel programma del Pdl alla voce “Europa”, i medesimi meccanismi sanzionatori, per le amministrazioni inadempienti, già previsti nell’ambito del federalismo fiscale.

I numeri dell'anno appena concluso sono drammatici: secondo Unioncamere 80.000 dipendenti in meno sono previsti tra gennaio e marzo, con ovviamente il Mezzogiorno a recitare il ruolo di agnello sacrificale. Si parla di 24 mila unità in meno alla fine del primo trimestre con il comparto giovanile in forte sofferenza. Inoltre i dati mostrano come le imprese tendano sempre più alla cosiddetta formula del primo contratto a tempo determinato. Con le cifre globali in forte calo rispetto al 2012. Come dire che la nuova era post legge del ministro Fornero non è iniziata sotto i migliori auspici, tutt'altro.

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MA L'ALLARME AGLI UFFIZI È L'ALLARME DI UN PAESE INTERO

Uffizi, crolla un affresco dal soffitto del corridoio nella prestigiosa galleria fiorentina. E non si può che fare ammenda su come il belpaese gestisca i propri beni culturali. La piana di Sibari sommersa dall'acqua, le periodiche notizie di crolli a Pompei sono precise spie che segnalano un'emergenza ormai consolidata. Che va affrontata a viso aperto e senza il timore di voler apparire provocatori. La cultura è una precisa voce del pil italiano, oltre che patrimonio mondiale indiscutibile. Da miopi non costruirvi sopra un sistema di vasi comunicanti, che accanto ad un'offerta unica al mondo per quantità e qualità, deve necessariamente farsi industria. Con benefici occupazionali, e di ricadute nel settore del turismo destagionalizzato.

Certo, non si tratta di una tematica di facile soluzione. Il problema vero è che nell' Italia di oggi e del secolo breve manca una vera e propria cultura della filantropia, solo interventi dignitosi ma disarticolati. Forse perché si è intesa l’arte e l’intero panorama nazionale come un peso da far portare a chi ha più muscoli. La cultura in Italia è sempre più appesa al filo del mecenatismo, anzi, a piccoli interventi basati sullo sforzo delle fondazioni bancarie o microesempi di filantropia che, rispetto al mecenatismo europeo o statunitense, sono poca roba. Ecco che allora occorre immaginare l'intero comparto cultuale e turistico come una sorta di petrolio italiano. E affrontarlo come tale: abbassando l'iva nel settore turistico, coerentemente con la normativa comunitaria; sviluppando un brand culturale biancorossoeverde da esportare all'estero; valorizzare l'oceano di storia e testimonianze artistiche presenti in tutte le regioni. E soprattutto sostenendo con sgravi fiscali quelle imprese che fanno pil grazie alla cultura.

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